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al testo di Salvatore Solinas
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Sono arrivato al punto estremo. Sul nero assito del palcoscenico, gechi grigi vestiti di stracci, sfilano i miei giorni lasciando minuti escrementi, gli occhi smarriti in una farsa che non riconosco. Il punto estremo è la luce, oltre di esso il buio. Raccolgo il moccolo fumigante per sospingerlo più avanti ma la notte è fonda trascorrono funamboli fotoni a schiantarsi nel nulla, Il buio è tenace. Inutile domandare un condono Questo è l’esistere che rimane Tra il lamento dei merli E il canto delle rane In fondo al botro.
Vorrei essere sulla spiaggia Dove la gente spoglia nella luce Chiude gli occhi stanca D’azzurrità marina. Scheletrini innalzano torri di sabbia Con secchielli e formelle Cuoricini malati si spengono Sul far della sera. Solo ora ti accorgi Che le lunghe strade non portano Dove tu volevi Mentre il fiume degli anni Ti rubava l’aurora E tu sedevi sulla soglia A intrecciare pensieri |
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